Cosa ti succede dopo che non sei morto #1
Una delle storie più importanti della mia vita, l’ho raccontata qui.
Dico una delle, perché nella vita di una persona succedono parecchie cose. A volte persino parecchie vite se c’avete un po’ di culo e voglia di essere al mondo.
Il conto della mia vita a -1, dopo che sono passati tre mesi tre e pure qualche giorno in più, è nella fase “vediamo cosa succede”. Nel frattempo che cerco di cogliere tutti i segnali possibili per capire cosa avrò davvero voglia di fare nei prossimi anni, condividerei un elenco di cose che possono succederti dopo che non sei morta.
- non morire cambia te, non cambia le persone vicino a te
- le persone vicino a te però hanno più voglia di parlarti, di dirti delle cose, di fare delle cose, ti cercano, chiedono, scrivono o fanno cose bellissime, ti mandano messaggi, ti telefonano, fanno magliette per te, ti dicono cose carine o fanno cose rivelatorie in negativo, escono allo scoperto, pure nel male (che non considererei così un male se alleggeriscono l’aria allontanandosi, mica si chiama selezione naturale per niente)
- non morire ti fa vedere alcune cose come se fossi un umarell ai cantieri: qualcuno si infastidisce della tua stolidità, qualcun altro si abitua alla tua presenza mentre osservi tutto come un entomologo da una distanza sana e, a volte, persino siderale; in altre sei talmente immersa che sovviene una specie di trance creativa
- non morire centuplica lo zen #cazzomene
- non morire non ti migliora: perché dovrebbe? Migliorare deve essere un atto quotidiano, progressivo, lento e necessario e se non sei già su quella strada prima, dopo non puoi riuscire a farlo per partito preso perché t’è successa una cosa grande e allo stesso tempo, così inevitabile. Si muore tutti i giorni, moriremo tutti prima o poi. Solo che lo dimentichiamo. Non è una cosa difficile da considerare. Toccate pure ferro, è sempre servito tantissimo
- essere in cura non significa essere automaticamente in salvo. Ti devi salvare dalla burocrazia sanitaria, avere la forza di litigare, protestare, scrivere, telefonare, mandare reclami. Una volta non mi è stata recapitata la cura (i dosaggi vanno calibrati a seconda del risultato degli esami del sangue e a proposito parliamo dei cani che non sanno fare prelievi); un’altra volta ho sviluppato un’allergia al farmaco — è stato cambiato poi — e sono stata malissimo. Ho provato molto dolore e ho pianto lacrime di pura disperazione; mi hanno fatto anche degli esami necessari ma dolorosi (ricordo un corridoio, delle urla e un pianto ed erano le mie urla e il mio pianto); un’altra volta ancora mancava un pezzo di terapia, non se ne era accorto nessuno tranne me e volevano aggiustarla al telefono senza prescrizione medica; non sto subendo niente, non subisco l’autorità del medico in modo passivo e non è facile trovare un equilibrio tra questi estremi ma non sarà impossibile. La mia forma di arroganza è il mio senso di giustizia personale, non riesco proprio a derogare, a negoziare, cazzi vostri
- non morire fa uscire gli scarafaggi umani dalle loro tane o li fa rintanare impauriti e alcuni, affetti da patologica egomania, ne rimangono persino feriti. Uno spettacolo imbarazzante. Ma è diventato il mio nuovo guilty pleasure. Cosa sono disposte a fare certe persone per attirare l’attenzione non lo credereste mai se ve lo raccontassi. Grand Guignol della mitomania, i regali che mi stai facendo
- non morire non dà una risposta certa alla domanda “cosa conta nella vita”, ma pone un’altra domanda. Ma a me di sta cosa frega davvero?
- non morire non ti rende speciale
Per oggi, è tutto.