Ci penseremo a settembre

Daniela Losini
3 min readAug 2, 2020

Così è arrivata l’estate 2020. Ancora non riesco a starci dentro all’estate sono distratta, era solo gennaio, avevo qualche preoccupazione nella testa condita dai moti dell’ansia e di lì a qualche settimana, invece, chiusa in casa. Era arrivato un puntino a riscriverci le vite.

Il virus lo chiamo puntino come ha fatto una bambina un giorno. Un caro amico stava traslocando ed eravamo fuori dal suo portone. Una piccola in bicicletta si è fermata incuriosita. Ci ha guardati e poi ai suoi genitori poco distanti ha detto: «Cosa si stanno dicendo queste persone?». Stavamo parlando di come ci stava cambiando la vita. Il padre della bimba le aveva detto ma come sei curiosa. Noi avevamo risposto, volevamo farlo: «Ci stiamo chiedendo come stiamo». Lei ci aveva pensato un attimo: «Io sto bene però bisogna stare attenti al puntino».

Non so come siamo riusciti a trattener le lacrime tutti. Così piccola, così presente. Va tutto bene ma bisogna stare attenti al puntino.

Il puntino non se ne è ancora andato: ci sono domande. Come faremo a capire di cosa ci ammaleremo questo inverno? Come capiremo se si tratta di influenza o del puntino?

Ma sto già scavallando oltre il recinto del presente che già si porta il peso dell’incognita. Ho festeggiato il mio compleanno ed è stato bellissimo e amorevole ma ho contato due settimane e quando sono passate sono stata felice che non fosse successo nulla a nessuno.

Sembra una cosa normale, sembra fattibile, sembra integrabile. Lo è finché non succede qualcosa. Stanno tutti bene: forse sì, forse no. Abbiamo smesso di ossessionarci, forse, ma non smettiamo di pensarci. Abbiamo integrato il puntino a molti livelli.

Continuano a morire persone mentre sono arrivati i negazionisti. Ci ho pensato per giorni a come reagirei davanti a uno di loro. Oscillo tra il più benefico disinteresse e il desiderio di prendere la persona e portarla al cimitero e fargli contemplare la tomba di papà per poi dire melodrammatica ma incisiva: «Ecco adesso dillo a questo bravo signore che il puntino non esiste». Oppure la porterei a una riunione plenaria di quello che è rimasto della mia famiglia e direi: «Dai adesso racconta a tutti noi che, no non esiste. Ti ascoltiamo».

Ho preso molto male la notizia del riempimento dei treni: non mi piace. Non voglio più nessuno sconosciuto davanti o vicino a me. Mi mette a disagio. Viaggiare senza stare uno sopra l’altro mi dava conforto. Ora sceglierò i posti più distanti e sarò disposta a spendere molti più soldi per sentirmi psicologicamente in grado di gestire gli spostamenti. Ognuno avrà il suo strascico di lockdown traslato in qualcosa. Questo oggi mentre scrivo, è il mio.

La naturalezza con cui ci siamo acconciati alla situazione mi sbalordisce tanto che il mio atto personale di riconoscimento della mia storia è stato, per necessità di sopravvivenza, scritto, per bisogno di testimonianza, ricordato.

Sembrano passate ere geologiche e invece siamo solo ad agosto. Quando l’onda del dispiacere torna per il tempo che torna e deve durare, sono di nuovo là in quei giorni così chiari e abbacinanti come solo i momenti storici sanno essere. Il mio corpo piange, il mio cuore si strappa, il fiato finisce.

Mi attraversa una perpendicolare di chiarezza senza eguali con la forza dirompente della consapevolezza. Poi passa come le rapide dei fiumi prima di diventar cascate o pozze tranquille dense di correnti traditrici. E di nuovo, tutto scorre.

Non so cosa faremo di tutto questo dolore. Forse so cosa non faremo: non ci costruiremo barriere.

Vedo l’estate nei vestiti bianchi, nelle foto, nelle piscine, nelle facce dorate dal sole dei miei amici, nei gesti ripetuti da mille anni di estati spensierate davanti a un gelato o a una granita. La sento nell’odore della crema solare, nei costumi messi ad asciugare, nell’abbraccio del mare, nei piccoli desideri di normalità che ci colgono di sorpresa.

La sento nei baci appiccicosi di sudore perché non importa, non importa se fa caldo basta che fuori piova e allora puoi stare alla finestra e dire non è bellissimo? Ci stai con la compagnia che volevi quella che, quando se ne va e ti lascia da sola, ti fa sentire la meraviglia della pace che sei andata a cercare per anni e che adesso, finalmente, reclami.

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Written by Daniela Losini

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